Lettera aperta sulle problematiche del fiume Piave



Ponte della Priula, 1 aprile 2011


Presidente della Regione del Veneto

dott. Luca ZAIA


Presidente della Provincia di Treviso
dott. Leonardo MURARO


Sindaco del Comune di Sernaglia della Battaglia
dott.ssa Sonia FREGOLENT



In riferimento agli articoli pubblicati su "la Tribuna di Treviso" a pag. 38 di giovedì 31 marzo ed a pag. 38 di venerdì 1 aprile 2011.

Oggetto:    
Interventi di manutenzione, regimazione
e regimentazione del fiume Piave


Gli interventi di manutenzione nel letto del Piave per la salvaguardia delle piene, programmati dalla Regione Veneto come tabella pubblicata dalla Tribuna di Treviso il 30 marzo 2011, possono essere paragonabili all'assunzione di una aspirina da parte di un malato politraumatizzato in coma profondo, per risolvere le varie complicazioni in tutto il corpo.
Per questo motivo invitiamo il Presidente della Regione dott. Luca Zaia e il Presidente della Provincia dott. Leonardo Muraro a visitare e prendere coscienza della situazione di abbandono in cui versa tutta l'asta del Piave da monte a valle, lasciata in balia di se stessa da decenni.   
Ci sono decine di milioni di materiale ghiaioso, ceppaie, terra, ecc. da asportare dal letto del fiume in modo di riportarlo sicuro in caso di piene. Tutto questo porterebbe nelle casse regionali milioni di Euro che servirebbero ampiamente a compensare i lavori di manutenzione, rinforzo argini, speroni, scogliere, ecc. per poi passare alla regimentazione. Immaginatevi voi cosa succederebbe se ritornasse una piena alluvionale storica come quella del 4.11.1966. A Ponte della Priula passavano circa 5.500 mc./sec. di acqua su una larghezza di circa 500 m. con una notevole velocità, circa 4 m. al sec. con un’altezza di oltre 3 m. (al tempo il letto era quasi rettificato su tutta la larghezza e non come si trova adesso che dalla mezzaria del fiume in sponda destra è più basso di alcuni metri mentre l'altra metà è intasata). Quindi non ci vuole un ingegnere per capire che l'acqua non è comprimibile e che il corso del Piave essendo torrentizio, a seconda della  pendenza dei paesi che attraversa, quindi la notevole forza dell’acqua, se trova degli ostacoli anche minimi, deviando, crea dei vortici ed erode le arginature o le scavalca come è avvenuto nel '66.
I nostri tecnici propongono:
Rettificare tutto il letto del fiume, pulendo anche i serbatoi delle dighe a monte, fatto questo ci assicuriamo che possano passare in sicurezza 2.500/3.000 mc./sec. di acqua fino al mare, ricordiamo che a valle di Ponte di Piave ci sono problemi già quando arrivano 1.500/1.800 mc./sec. in quanto l'acqua non defluisce a causa del letto intasato da vari materiali tra cui i fanghi inquinanti depositati sul fondo e derivanti dagli scarti rilasciati "da una draga"; ricordiamo che, secondo alcune indicazioni, tutte le draghe non lavorano le sabbie del Piave, ma lavorano quelle delle cave che distruggono i paesaggi straordinari della Marca Trevigiana.
Realizzare dei serbatoi di laminazione a partire da monte di Falzè di Piave in modo da trattenere i sovrappiù dei 2.500 mc./sec. di acqua per qualche giorno, fino al rientro delle portate minime e dopo di che aprire le paratoie per scaricare l'acqua; tutto questo vale la pena di realizzarlo in quanto se arrivasse una piena come quella del '66 diversi paesi rivieraschi del Piave sarebbero messi in ginocchio per anni dall'inquinamento e da alcuni metri di acqua che invaderebbero le case, le attività produttive, l'agricoltura, ecc.
Comprendiamo le preoccupazioni della dott.ssa Sonia Fregolent, Sindaco di Sernaglia della Battaglia nell’intento di salvaguardare il suo territorio e siamo sicuri che, se sarà realizzato un serbatoio di laminazione, con una piccola diga al di sopra del livello di piena per un paio di metri al massimo, naturalmente prima, pulendo dalle ghiaie che intasano il Piave per alcuni metri da Crocetta del Montello, questo serbatoio darà la sicurezza ai cittadini che vivono in zone sottostanti al suo Comune. Parafrasando: Se una persona sta annegando e chiede aiuto per non morire, penso che un sindaco responsabile non ci pensi due volte per salvarlo, questo è l'aiuto che chiedono gli abitanti dei paesi sottostanti della Destra e Sinistra Piave!
Quando si parla del serbatoio di laminazione di Falzè, si tira sempre in ballo lo smisurato progetto dell'ing. Armellin, il quale proponeva addirittura una diga gigantesca alta circa 20 m., anche con lo scopo di creare un lago con attività motonautiche e alberghi circostanti, quindi un progetto da bocciare anche perché non sono state fatte delle analisi del suolo con carotaggi per la tenuta del terreno ecc., quindi non serve costruire questa enorme diga ma valutare la possibilità di trattenere una certa quantità d'acqua, se le condizioni lo permettono e per qualche giorno, questo sarebbe un primo serbatoio, ma altri se ne potrebbero costruire da Falzè a Belluno, portando di fatto la capacità di sicurezza ai livelli indicati dalla Commissione Interministeriale De Marchi indicata anche nel grande convegno svoltosi a Villa Franchetti di Treviso nel 1982, dove sono state discusse le problematiche connesse all’alluvione di Motta di Livenza con l’esondazione del fiume Livenza, ecc.
Ricordiamo che in Friuli per contrastare questi fenomeni hanno già realizzato le opere di laminazione, mentre in Veneto solo chiacchiere!
Siamo sicuri che gli esperti ingegneri  di Idraulica, anche a livello internazionale dell'Università di Padova, nel rispetto delle Leggi vigenti, sapranno come proporre soluzioni per la sicurezza dei paesi rivieraschi e... se non approfittiamo di questi esperti, tanto vale che chiudiamo l'Università, sezione di idraulica.
Realizzare delle casse di espansione a partire da valle di Ponte della Priula sarebbe alquanto inopportuno in quanto nel '66 il livello dell'acqua era a pochi centimetri dal bordo superiore degli argini e ruppe sotto Cimadolmo e Ponte di Piave. Quindi come è possibile fare un serbatoio di laminazione in queste zone se l'acqua arrivava già a filo dell'argine? Anche perché creare uno sbarramento di cemento in questa zona sarebbe un lavoro inopportuno, in quanto l'acqua trafilerebbe nelle sabbie sottostanti e creerebbe all'esterno degli argini i classici fontanazzi che in poco tempo diventerebbero incontrollabili e assicurerebbero l'alluvione.
Siamo confortati dal fatto che le nostre indicazioni sono state recepite negli incontri pubblici, fin dagli anni ’80, con le autorità quali: il Genio Civile, le Autorità di Bacino, il Magistrato alle Acque, i Prefetti, nonché attraverso pubblicazioni studi e ricerche curate dell’ing. Alfredo Dal Secco, ecc. Le pubblicazioni di ricerca storica, culturale, ambientale e di denuncia sono state consegnate a tutte le Biblioteche rivierasche dalla sorgente alla foce del Piave.
Perin Diotisalvi