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Il Piave abbandonato a se stesso



Ponte della Priula, 30 Agosto 2011

Illustrissimo
Gen. Vincenzo Alonzi
Commissario Straordinario del Veneto per il rischio idrogeologico
Marghera-Venezia

p.c.
Illustrissimo Prefetto
dott. Aldo Adinolfi
Treviso


Urgente


Oggetto: Il Ponte della Priula: un Ponte morente e fiume Piave in balìa di se stesso.

 Le scrivo in riferimento all'articolo pubblicato sul "Corriere del Veneto" di sabato 28 maggio 2011 a pag. 6 che indica nella sua persona il difensore del territorio per "curare" fiumi e frane.
 Noi il 10 agosto 2010 abbiamo spedito, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, ad oltre 80 autorità e professionisti una lettera denuncia, ma non abbiamo ricevuto da nessuno una minima risposta. È passato già un anno da questa denuncia ma nel tratto più pericoloso del Piave da Colfosco/Nervesa della Battaglia a Ponte della Priula, Spresiano non sono stati effettuati lavori significativi di manutenzione se non un piccolissimo intervento sull'argine maestro di Nervesa della Battaglia.
 Pertanto la preghiamo, prima che non sia troppo tardi che non arrivi un'altra piena storica come quella del 4/11/66, di portarsi in questa zona con chi di competenza, magari portando anche l'esercito con adeguati mezzi per ripulire il letto del fiume e gli argini della Serenissima Repubblica (fatti con tanta cura e competenza) a monte della traversa di Nervesa della Battaglia/Colfosco. In questo bacino, ostruito da ghiaie, terra e ceppaie, ci sono da asportare dal letto materiali che impediscono il deflusso dell'acqua in caso di piene anche inferiori a quella del 4/11/66 di 5.500 mc/sec. circa, centinaia e centinaia di camion carichi portando nelle casse istituzionali ingenti somme per la vendita delle ricche ghiaie. C'è anche il problema che una prossima piena potrebbe danneggiare alcune delle 10 pile che sorreggono il Ponte della Priula nella Statale 13, in riva sinistra, in quanto non sono rinforzate con micropali (come invece sono quelle in riva destra); attualmente fa da spartiacque il basamento di un pilone nella mezzaria del fiume che si trova a monte, a circa un centinaio di metri (vedasi foto), e che è già in fase di erosione (trattasi di un ex traliccio dell'ex linea Collegamenti Telefonici Nato).
 Di questa area, fuori legge, del fiume Piave da Colfosco, a Nervesa, Ponte della Priula si allega un CD con 178 foto, scattate tra fine maggio e agosto 2011, che denunciano la pericolosità, l'abbandono e l'incuria di un fiume in balìa di se stesso e copia della lettera spedita il 10 agosto 2010 ad autorità e professionisti.
 Spesse volte ...
 Siamo a sua disposizione, speriamo al più presto, per un sopralluogo e per consegnarLe il libro storico, tecnico e di denuncia ecc. "Considerazioni sulle Piene del Piave - 1995" del dott. ing. Alfredo Dal Secco, e a questo grande uomo abbiamo realizzato un monumento sull'argine canonico San Marco a lato della strada principale a Nervesa della Battaglia.

 In attesa di riscontro, ringrazio e porgo distinti saluti.
Il Presidente  
Diotisalvi Perin


Vedi le foto



Alleghiamo la lettera spedita il 10 agosto 2010 ad Enti, Autorità e Professionisti




Ponte della Priula, 10 agosto 2010


Spett.le
Autorità ed Enti Statali, Regionali, Provinciali e Comunali;
alle Università e Scuole Superiori;
alle Associazioni imprenditoriali e di categoria;                 
Associazioni sindacali;
ai Media ecc.


Urgente

Oggetto: Il Ponte della Priula: un Ponte morente e fiume Piave in balìa di se stesso


 Con questa lettera/denuncia, chiediamo ci venga indicato l’ente o il responsabile preposto alla salvaguardia e sicurezza del fiume Piave, per valutare un eventuale esposto alla magistratura.
 
Di seguito elenchiamo alcune situazioni irrisolte da vari decenni, a cui vogliamo sia data una risposta certa!   
 Quando invitiamo ospiti stranieri alle nostre iniziative, il fiume Piave abbandonato a se stesso, l’incuria degli argini (costruiti dalla Serenissima Repubblica di San Marco) e i ponti, sono un pessimo biglietto da visita.
   
 D’ora in poi non potrete più dire “... non lo sapevamo, credevamo non fosse così grave...” o altre baggianate del genere, perché l’evidenza di queste foto è tale da non ammettere scuse. E a noi cittadini comuni non ci resta che dire: è una vergogna!! Questa situazione di palese incapacità operativa ha sicuramente dei “responsabili” e codesti, come farebbe un buon padre di famiglia, e secondo il parere di autorevoli personalità da noi interpellate, meriterebbero di essere sollevati dai loro incarichi, visto che non sono riusciti a portare avanti il bene comune.
   
 Il Ponte ha quasi cento anni (1915, data di ultimazione, che coincide con la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria), è in calcestruzzo, tra i primi all’epoca, ora ormai in condizioni di METASTASI. Nel 1996 l’ANAS ha risposto ad un nostro esposto inviandoci un progetto per il consolidamento del ponte che sarebbe costato Lire 13.500.000.000, da allora non si è fatto nulla, se non riasfaltature.
    Invitiamo chi sta leggendo ad andare a vedere lo stato degli archi e delle pile. Dato l’enorme interrimento di 12 (su 20) campate, dove si svolge la fiera delle macchine agricole nel solstizio di giugno, è facilmente raggiungibile.   
 Si può toccare con mano l’abbandono in cui, chi di dovere, ha lasciato per decenni Ponte e Alveo del Fiume Piave, e continua a lasciarlo.
   
 La naturale corrosione e degrado degli archi e delle pile è talmente evidente e grave che oggi NESSUNO può dire ragionevolmente, anche tra gli ingegneri più esperti, quale sia il grado di sicurezza dell’opera! Un recente giudizio del Prof. Collepardi, esperto internazionale del calcestruzzo, non ha lasciato dubbi sulla gravità dello stato del ponte.
    Inoltre, il problema idraulico aggrava la situazione di circa metà del ponte.   
 Come si può ben vedere dalle foto aeree, il vasto interrimento di oltre metà di questo, fa investire dalla corrente continuamente solo alcune pile, lasciando all’asciutto le altre, dove però la luce libera di deflusso è talmente ridotta che l’intreccio degli alberi delle ISOLE ALBERATE, sradicati dalla prossima piena (alberi anche di un metro di diametro!), darà una spinta tale da abbatterlo facilmente.
   
 Un recente progetto (del 2004), fortunatamente o fermo o accantonato, prevede quanto già fatto per il ponte sul Piave ad Eraclea: una passerella ciclo-pedonale tanto orribile quanto aggravante di circa 80 tonnellate ogni pila, e di allargare la sede stradale spostando di oltre 1,5 metri il traffico verso monte, con un aumento dello stato di tensione degli archi, che sarebbero, tra l’altro, trapanati, per appiccicarvi questa nuova opera.
   
 Progetto del costo di milioni che aggraverebbe lo stato comatoso del ponte, progetto costato molti soldi, accolto, al tempo, entusiasticamente! (è come togliere il salvagente ad un inesperto di nuoto).
   
 Cosa fare?
   
 IL PONTE VA RIFATTO e va liberato dall’inghiaiamento sottostante, facendo in modo che una lama d’acqua di spessore costante ci passi sotto come sempre nel passato (facendone diminuire la velocità), interessando tutte le pile e non meno di metà, che, ovviamente, nel tempo verranno scalzate (per l’aumento della velocità).
                            Inghiaiamento, attenzione, fortunatamente utile, questa volta, e provvisoriamente, fino a lavori finiti, perché costituirà un utile piano di appoggio di un Bailey per il traffico e l’opera di ammodernamento (e che dovrà essere eretto, quanto meno per il traffico leggero, durante i lavori. Quello pesante dovrà essere necessariamente deviato).    Non servirà che sostituire l’attuale impalcato e gli archi con un altro, sempre ad arco, più largo, in acciaio, con l’aspetto esterno sostanzialmente identico all’attuale. Il peso sulle pile, eventualmente da rinforzare, sarà lo stesso o addirittura inferiore.   
 Una grossa impresa, ben attrezzata (non quelle che appaltano e poi falliscono e costringono all’abbandono dell’opera per anni!), lavorando su tre turni, con i soldi disponibili pronti (e non a babbo morto), può realizzare il tutto rapidamente come per il rifacimento dei due ponti di Maserada (recentemente rifatti, in tempi certi e brevi, con plauso per gli autori).
   
 Va fatto uno sforzo mentale, modestissimo anche per menti non molto sofisticate: ipotizzare l’interruzione del traffico sul Ponte della Priula (S.S. 13 Pontebbana), ganglio vitale dell’economia, non solo locale ... INIMMAGINABILI le conseguenze...
   
 Cerchiamo di essere degni eredi dei nostri nonni e bisnonni che l’hanno costruito, questo Ponte/Fiume (Sacro alla Patria), in modo oculato ed avveniristico, per l’epoca, tra l’altro in ristrettezze economiche oggi impensabili. Almeno manteniamolo e rendiamolo sicuro e più funzionale, con una modestissima spesa (di qualche decina di milioni). Per quanto vale e rende, è un patrimonio immenso che non deve assolutamente essere ulteriormente disprezzato, oltraggiato ed umiliato come stanno facendo le Autorità che l’hanno in custodia ed in gestione.
   
 E chi legge non si limiti a dire e pensare "cosa fa il ponte per me" ma "cosa posso fare io per il ponte". Oggi sai quali sono le sue condizioni, e non hai più alibi e non potrai venire a dire: "non sapevamo, nessuno ce l’aveva detto", sì OGGI LO SAI, attivati, certamente puoi far qualcosa.
   
 Per quanto riguarda la situazione del letto del Piave e la sicurezza idraulica, a causa dell’incuria e dell’abbandono del territorio, c’è la reale possibilità di alluvioni in caso di piene anche inferiori al 50% della piena alluvionale del ’66, a seguito dell’interrimento e della crescita spontanea di grosse piante nel letto del fiume (mai esistite prima dell’alluvione del 4.11.1966, 5.500 mc/sec., in cui ci furono alcuni morti e distruzioni con lo scardinamento degli argini), con conseguenti possibili problemi ai vari ponti, a causa della loro mancata manutenzione. Per contro, in periodi di secca, si riscontra la necessità di garantire ed aumentare il minimo deflusso di acqua in grado di mantenere la naturale integrità ecologica, con particolare riferimento alla tutela della vita acquatica.
   
 Si prega di intervenire con urgenza con la manutenzione e rettifica del letto del fiume Piave e successiva regimentazione.
   
 Ricordiamo che, nel 1994, un nostro esposto all’allora Ministro dell’Interno on. Roberto Maroni, ha dato vita ad un gruppo di lavoro per la sicurezza idraulica (individuando 27 siti in cui c’erano isole alberate e ghiaia che impedivano e impediscono il normale deflusso dell’acqua in caso di piane), con a capo l’allora Prefetto Torda, in seguito portato avanti dai successori dott. Spadaccini e dott. Pisani. Purtroppo il progetto si è fermato a metà dell’opera.

Un proverbio cinese dice: “se scopi davanti la tua casa, tutta la città sarà pulita”.

In attesa di cortese risposta, si ringrazia.

Distinti saluti
Il Presidente
Diotisalvi Perin



Questa lettera/denuncia è stata spedita anche a:

Presidente del Consiglio dei Ministri
Ministro dell’Interno
Capo della Protezione Civile
Presidente della Regione del Veneto
Presidente della Provincia di Treviso
Prefetto di Treviso
Procuratore della Repubblica di Treviso
Questura di Treviso
N.O.E.
Corpo Forestale dello Stato
A.N.A.S. - Veneto Strade
E.N.E.L.
Consorzi di Bonifica
Autorità di Bacino
Magistrato alle Acque
Genio Civile
Comuni rivieraschi fronte Piave, Treviso e Conegliano
Associazioni Industriali, Artigianali, Commerciali, Agroalimentari, Sindacali ecc.
Università di Padova, Venezia, Treviso, Vicenza, Udine
Scuole Superiori
Ordini degli Ingegneri, Architetti, Geometri, Avvocati, Notai, Commercialisti, Ragionieri, Agronomi, Medici, Veterinari ecc.




In risposta alla lettera ricevuta dal Gen. Alonzi il 31 agosto 2011


Ponte della Priula, 22 settembre 2011

Illustrissimo
Gen. Vincenzo Alonzi
Commissario Straordinario del Veneto per il rischio idrogeologico
Marghera-Venezia



Lettera aperta via e-mail
e raccomandata a.r.



Oggetto: Il Ponte della Priula: un Ponte morente e fiume Piave in balìa di se stesso.

 In riferimento alla sua risposta del 31 agosto alla nostra lettera del 30 agosto 2011, siamo onorati di quanto scritto nel riconoscerci per l'impegno civico rivolto a difendere i cittadini e le infrastrutture da possibili esondazioni del Piave in caso di piene.
  Non vogliamo ripeterci ma la sua risposta non è sufficiente a chiarire i vari problemi da noi posti e darci la necessaria tranquillità per difenderci da una eventuale piena alluvionale anche se inferiore a quella del 4/11/66, a causa del letto del Piave intasato da materiali e insediamenti produttivi.  Non possiamo accettare che le radici delle piante continuino a scardinare gli argini in riva destra e sinistra, a monte della traversa di Nervesa/Colfosco realizzati con tanta cura dalla Repubblica Serenissima. Poi nel letto del Piave a monte della traversa di Nervesa deve ritornare il laghetto pulito e non costruito da materiali. Le 187 foto, che saranno anche su Internet, che ritraggono (su quello che dovrebbe essere il letto del Piave a Colfosco a valle della ex draga Piccin) dei grandi buchi che sono il risultato di aver ammassato nel letto del Piave (per asportare le ricche ghiaie, per la data dovrebbe essere sul finire degli anni '90, vedasi al punto 1 dell'intervento di pulizia sui 27 punti approvati dal Magistrato delle Acque nel 1994 e da noi sollecitati fin dagli allora Prefetti: Torda, Spadaccini, Pisani) una quantità enorme di terra e ceppaie ed altro che ostruisce il deflusso delle acque. Questi buchi (causati dalle sabbie che entrano in profondità tra gli spazi lasciati vuoti dalle radici delle grosse ceppaie alte alcuni metri), che si aprono in continuazione su un fondo che sembra piano, sono molto pericolosi per chi passeggia ed eventuali ciclisti e moto ma anche per animali di passaggio ed altri problemi nel tratto più a valle e del Ponte della Priula.  Auspichiamo che Lei ci fissi, al più presto, un incontro sulla zona interessata, per valutare gli eventuali rischi dei rivieraschi del Piave e per individuare i responsabili che hanno tenuto questa situazione fuorilegge del degrado, dell'abbandono di opere pubbliche di difesa storiche come gli argini e il maestoso e monumentale ponte.  Signor Generale, noi non possiamo aspettare alcuni anni per gli interventi che invece sono urgenti per salvaguardarci da possibili piene e conseguente esondazione dell'acqua; bastano due giorni di forti nevicate in montagna e successive piogge per trovarci alluvionati.  Lei è un Generale, La ritengo la massima Autorità e quindi può far sì che gli interventi abbiano inizio fin da subito, visto anche che non servono soldi per intervenire alla manutenzione/rettificazione del fiume, anzi si incassano ingenti somme di denaro per la vendita delle ricche ghiaie.  1) Per lo smaltimento di terra valuti di riempire i tanti buchi delle disastrose cave della martoriata Marca, ne trova anche più di una e gigantesche nel triangolo Nervesa-Cornuda-Spresiano.  2) Per le ceppaie valuti la macinazione per produrre energia.  3) Non capisco il motivo di creare un nuovo canale nel Piave in località Isola dei Morti.  Forse qualcosa non ci quadra, nel letto non si devono fare canali ma rettificare tutto il letto in modo che possano passare le piene.  Veda cortesemente le foto storiche delle piene, dove il livello impetuoso dell'acqua va da argine ad argine per un'altezza di alcuni metri.
In attesa di risposta, si ringrazia.
Distinti saluti.
Il Presidente
Diotisalvi Perin



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