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Manutenzione del fiume Piave

Lettera di risposta del Presidente della Provincia di Treviso Dott. Leonardo Muraro a quella inviata il 1° aprile 2011 dal Comitato Imprenditori Veneti "Piave 2000" e dal Museo del Piave "Vincenzo Colognese"


Treviso, 11/04/2011


 Il tema della sicurezza idraulica del Piave è un importante aspetto della gestione del territorio trevigiano finalizzata alla riduzione del rischio idrogeologico, argomento sicuramente di grande attualità che non può essere ulteriormente trascurato.Le condizioni di emergenza che hanno tragicamente interessato il Veneto nel novembre dell'anno scorso non possono, tuttavia, far dimenticare che gli interventi strutturali, in grado di produrre gli effetti migliori e duraturi, devono essere frutto di studi approfonditi, che contemperino le esigenze di sicurezza idraulica con gli aspetti ambientali e socio-economici del territorio coinvolto. Mi auguro che espressioni come "rettificare tutto il letto del fiume" non abbiano, in realtà, un senso letterale, dal momento che un fiume (e il Piave in particolare) non può essere considerato un mero elemento idraulico di collegamento tra i monti e il mare, al pari di un tubo. Le è certamente noto che il profilo di ogni corso d'acqua è frutto del proprio regime idraulico, il quale determina dove e quanto un fiume erode, dove deposita i suoi sedimenti e così via. Il Piave è, piaccia o no, un fiume fortemente condizionato dall'uomo, a partire da monte, dove i serbatoi artificiali intercettano, bloccandolo, il trasporto solido e ne alterano la portata naturale. Ciò comporta che, da decenni, il materiale trascinato dal fiume sia in larga misura molto fine, mentre i sedimenti più grossolani giungono in pianura solo in occasione di piene eccezionali. Con ciò intendo evidenziare che gli interventi di asportazione del materiale ghiaioso dal letto del Piave devono essere limitati alle zone in cui, dopo le necessarie verifiche, si ravvisi una criticità idraulica, per esempio legata allo stabile consolidamento di isole e terrazzamenti che naturalmente dovrebbero, al contrario, essere effimeri, evitando interventi generalizzati sull'intero corso, che potrebbero verosimilmente avere conseguenze negative sulle opere di attraversamento (basti vedere lo stato in cui versano le pile dei ponti) e sulle condizioni delle spiagge, sempre più interessate da fenomeni erosivi. Sicuramente condivisibili sono, come del resto ho già manifestato, gli interventi volti a ripristinare la capacità di invaso dei serbatoi montani e la creazione di casse di espansione anche nella zona di alta pianura, dove potrebbero essere utilmente impiegate come bacini irrigui nella stagione estiva.
Distinti saluti.
Il Presidente
Dott. Leonardo Muraro


Lettera di risposta alla lettera dell’11 aprile 2011 del Presidente Muraro

e per conoscenza:
al Presidente della Regione Veneto dott. Luca Zaia
e al Sindaco del Comune di Sernaglia della Battaglia dott.ssa Sonia Fregolent



Il fiume Piave in balìa di se stesso
Una regìa che, secondo alcuni osservatori, arriva da molto lontano sia per il pericolo cave, discariche, gas metano, ecc.

Ponte della Priula, 9 maggio 2011

In riferimento alla Sua lettera dell’11 aprile 2011, attendavamo una risposta più esauriente invece questo documento decreta che il Piave verrà pressoché abbandonato e lasciato in balìa di se stesso, assicurando di fatto, in caso di una futura piena pari a circa 3.000 mc/sec., l’esondazione dell'acqua in alcuni punti alluvionando e mettendo in ginocchio una parte fiorente del Trevigiano e non solo. Per inciso, la piena del 4.11.1966 era di 5.500 mc/sec.
Non si vogliono ascoltare le indicazioni allarmate degli esperti di Ingegneria Idraulica dell’Università di Padova, purtroppo la burocrazia fatta dalla partitocrazia assolve quasi sempre chi ha delle responsabilità. Alla mia lettera non ha risposto a molti punti e in concreto non vengono definite le misure necessarie alla messa in sicurezza del fiume. Signor Presidente venga di persona a vedere a Ponte della Priula la situazione del letto del Piave alle pile del ponte che lo attraversa. Per metà è ostruito da oltre 1metro di ghiaia ecc. e l'altra metà erosa per oltre 2 metri.     Se in questo punto molto stretto del fiume largo 500 metri arrivasse una piena storica ci troveremmo un fronte impetuoso d’acqua alto dai 5 a oltre 6 metri si informi sulla spinta che eserciterebbe l’acqua verso l’argine destro, se invece avessimo un letto rettificato, come per esempio nel tratto del ponte della ferrovia, in questo caso la  velocità dell’acqua, al 100%, sarebbe centrale mentre sulle arginature arriverebbe al 40% circa. Con i doppi vortici, invece, avremo sulle arginature una forza dell’acqua del 100% (vedasi la pagina allegata tratta dal volume “Considerazioni sulle piene del Piave, 1995). Ecco perché nei punti più pericolosi di erosione degli argini si dovrebbe costiuire pennelli o speroni di roccia che deviano la corrente al centro del fiume. Purtroppo la politica per il Piave non cambia e si nota ancora di più quando le responsabiltà vengono rimpallate tra i Comuni, le Province, la Regione e lo Stato. Di questo ero convinto anche il giorno dell'inaugurazione del Monumento (vedi foto allegate), a perenne memoria dell’ing. Alfredo Dal Secco, sull'argine del Piave a Nervesa della Battaglia il 17 giugno 2000, alla quale Lei era presente in rappresentanza dell’allora Presidente dott. Luca Zaia, si ricorderà, forse, che in quell’occasione non Le diedi il microfono perché la Provincia non fece nulla per la sicurezza idraulica. L’impegno profuso dall’ing. Alfredo Dal Secco, luminare che si batteva per la salvaguardia del territorio (che per questo si ammalò), non poteva tollerare l’inerzia delle autorità di fronte ai possibili pericoli determinati da situazioni fuorilegge. La pulizia dell’argine di Nervesa della Battaglia venne fatta con il contributo del Comitato Imprenditori Veneti “Piave 2000” e un gruppo di cittadini responsabili di Nervesa e Colfosco guidati dal sig. Olindo Villanova (vedi foto in b/n) che liberarono l’argine da piante e radici che erano penetrate nei murazzi sbriciolandoli. Mentre in riva sinistra la pulitura è stata eseguita con l’aiuto del Gruppo Alpini di Colfosco. Tutto questo a causa dell’incuria di chi doveva tutelare gli storici argini costruiti dalla Serenissima. Signor Presidente Lei, per sua fortuna, abita lontano dal Piave, quindi non può capire i problemi di chi è rivierasco e conosce la forza e l’impeto del fiume in determinate situazioni. Per esempio nel canale di Maserada sono in atto lavori di manutenzione con costruzione di una scogliera in roccia non adatta a contenere una eventuale piena, perché facilmente aggirabile dalla potenza dell’acqua. Servirebbe invece costiuire pennelli o speroni di roccia che deviano la corrente al centro del fiume e abbassare il livello di ghiaia nel letto come era negli anni ’60. Anche per il canale di Cimadolmo la situazione è allarmante, in quanto è ostruito, veda la tesi di laurea dell’ing. Antonello di Conegliano. Gli slogans vanno bene, se seguiti dai fatti, ma se devono passare 10 anni perché venga concesso un modesto finanziamento che non risolve, a nostro modo di vedere, il problema dell’erosione dell’argine, allora i fatti non ci sono; anche perché se non si eliminano le isole alberate (fuorilegge) nel letto del fiume, i doppi vortici creati dalla forte corrente d’acqua, eroderebbero, in caso di piena, gli argini. Signor Presidente le poniamo alcune riflessioni: Il problema non è il trasporto di sedimenti grossolani, le sabbie grosse arrivano comunque da decine di grossi affluenti; il vero problema, che lei fa finta di non capire, sono i limi pesanti inquinanti rilasciati dalle draghe e asportati dalle brentane in continuazione che si depositano da de-cenni nel letto del fiume a valle di Ponte di Piave. Sono autorizzati? Ci viene la pelle d'oca pensando che su queste arginature di Nervesa potrebbe arrivare una piena come quella del 4/11/1966 che stava per superare la sommità dell'argine canonico mentre a un chilometro a monte in Via Sottocroda, strada che porta in zona Campagnole, l'argine è stato scardinato e l'acqua ha invaso la strada centrale di Nervesa della Battaglia e verso Arcade. Cortesemente sarebbe opportuno che si esprimesse sui progetti di cave/casse di espansione/lago tra Ponte della Priula e Borgo Malanotte di Tezze di Vazzola.

Sosteniamo tutti la battaglia che sta portando avanti la signora Francesca Rossi De Rubeis per la petizione "Insieme per Borgo Malanotte". L'attuale sistema politico non ci fa sperare nulla di buono sia per il fermo delle cave che distruggono il territorio trevigiano, sia per la regimentazione del Piave. Cittadini sveglia! Indignamoci!

Distinti saluti
    Il Presidente del Comitato Imprenditori Veneti “Piave 2000” e del Museo del Piave “Vincenzo Colognese”
Diotisalvi Perin

 





Potete vedere i video su

  
Pericolo cave Borgo Malanotte - Pericolo Gas Collalto - Pericolo Frane Susegana




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