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Storia del Ponte della Priula

Storia del Ponte della Priula


Prefazione

Il ponte che attualmente collega, superando il Piave, il territorio di Nervesa della Battaglia a quello di Susegana è da secoli noto con il nome di Ponte della Priula. Fino alla fine del secolo scorso questo ponte è sempre fatto e rifatto in legno.E’ dagli inizi del1900 che il ponte è stato ricostruito in muratura e cemento armato e come tale ha resistito fino ai giorni nostri, malgrado i danni subiti nella I° e II° guerra mondiale.Resti del ponte in legno sono visibili presso la riva sinistra in prossimità del battente del nuovo ponte. Nella tavoletta (scala 1: 25000) dell’Istituto Geografico Militare il ponte è indicato col nome “Ponte Priula”e l’abitato adiacente alla riva sinistra del Piave con il nome di “Priula”. L’origine di questo nome, un po’ strano, sarà spiegato nel corso di questa esposizione. Il territorio che si estende attorno alla direttrice Nervesa della Battaglia –Susegana è uno del più interessanti della Provincia di Treviso per i fatti storici che si sono susseguiti dall’età della pietra fino ai nostri giorni. La natura del terreno collinoso, i boschi, le fertili campagne in pianura percorse e alimentate dal Piave hanno favorito insediamenti umani in riva sinistra ed in riva destra del fiume, divenendo un luogo conteso attraverso i secoli anche con conflitti armati e scorribande di soldatesche appunto per l’importanza economica e militare dovuta alla sua locazione. Prima e dopo la caduta del Impero Romano sono transitati per questi luoghi personaggi importanti a cominciare da San Girolamo che nel 372 d.C.vide il Montello ed il Piave ,di ritorno da Treviri diretto a Aquileia. Questa notizia è frutto recente di una ricerca alla Sorbona di Parigi. Quasi certamente S.Girolamo ha sostato in una delle “mansiones”dell’epoca a Nervesa, proveniente da Trento e Feltre o all’incrocio della Via Postumia con la Claudia Augusta Altinate; più provabile a Nervesa ove c’era un presidio militare e quindi maggior sicurezza contro i predoni. Sulla collina c’era una torre dalla quale si poteva controllare il traffico sul Piave e sulla Postumia che passava a circa 12 km. Dopo 1000d.C. sui resti di questa torre è stato costruito il convento dell’Abbazia Benedettina di S. Eustacchio, con donazione dei Conti di Collalto. Reperti sono stati trasportati e conservati nel Castello di S.Salvatore a Susegana. E’ interessante ricordare che poco distante dall’Abbazia benedettina è stata fondata dai Conti di Collalto nel 1340 anche la Certosa del Montello dedicata alla Madonna e a San Girolamo. La regola dei frati era quella di S.Brunone. Dopo la morte di San Girolamo, il Montello divenne nei secoli VI-VII d.C. un centro religioso di devozione soprattutto a S.Girolamo da parte dei primi anacoreti seguaci del Santo, dei suoi insegnamenti e delle sue regole che vennero irradiate da Aquileia, ove il Santo aveva avuto molti amici, compresso anche il Vescovo Eliodoro d’Altino al confine del Trevigiano. Il culto di S.Girolamo si radicò proprio nella zona del Montello e fu trasmesso di generazione in generazione dal VI°-VII°secolo d.C fino ai giorni nostri. Esistono ancora alcune grotte, così dette di S.Girolamo, certamente abitate da eremiti. Il culto di S.Girolamo è tuttora vivo nelle genti montelliane.Nei modesti casolari del luogo non manca, come unico e povero ornamento, la celebre stampa della Certosa del Montello, ricavata da un’incisione su piastra di rame di A.Bosio, ove si vede anche la Valle delle 3 Fonti e la Grotta di S.Girolamo.Ogni anno a Bavaria di Nervesa e a Nervesa si celebra la ricorrenza della morte di S.Girolamo, avvenuta presso la Grotta della Natività a Betlemme il 30 Settembre 420 d.C.con una sagra e fiera del paese.In nessun paese d’Europa sono vivi il ricordo ed il culto di S.Girolamo come sul Montello. Nel paese del Santo, Stridone, non esiste alcun documento archeologico, perché distrutto dai Goti nel 380 d.C. Si può ben dire che Nervesa ed il Montello sono oggi la patria adottiva di questo Santo, la cui tomba si trova oggi nella Basilica di S.Maria Maggiore a Roma. Nel 529 d.C.Alboino, Re dei Longobardi calati nel Friuli l’anno precedente, dopo l’occupazione del Friuli e di Aquileia, decise di soggiogare Treviso e invio un Araldo ad intimare ai Trevigiani di consegnare immediatamente la città. Data la gravità dell’intimazione il Consiglio della città inviò Felice Vescovo ad incontrare il Re al Piave, ”per placare l’ira sua e per dargli la città”. Il luogo dell’incontro, secondo Paolo Diacono, sarebbe avvenuto in riva all’Anasso, nome antico del Piave, a Lovadina sulla strada che pigliò il nome di Ungaresca, Non è improbabile che il ponte fosse tra Lovadina e l’attuale località Priula, ove il passaggio del Piave era più agevole per le soldatesche, i carriaggi, i cavalli, ecc… Il Vescovo Felice implorò clemenza per Treviso ricorrendo ad arti diplomatiche e adulatorie all’imbonimento del Re ariano. La supplica del Vescovo Felice narrata da Giovanni Bonifacio nel libro “Istoria di Trivigi”. Incomincia così. “Io non avrei mai avuto ardire, o Alboino Re potentissimo di venirti innanzi a dire quelle cose che brevemente con tua molta soddisfazione a nome della tua città di Trivigi, ti son per dire, se io dal grido universale della tua fama (che gloriosamente si distende per tutto il mondo) non fossi fatto certissimo della tua molta prudenza e singolare magnanimità”ecc… La supplica continua senza toccare il tasto dell’illegalità dell’intimazione, e tanto meno della minaccia della punizione di Dio. Treviso, comunque fu risparmiata. Questi fatti, che si ripeteranno nei secoli “bui”, furono causati anche dall’impotenza delle Autorità di fronte alla prepotenza dei regnanti o degli invasori. La fede cristiana era la sola speranza di una giustizia e ricompensa divina. Il ponte vide transitare gli Unni con Attila, i Goti con Teodorico, i Longobardi già nominati e via via personaggi coinvolti nelle lotte tra Comuni, Signorie e Imperiali. Il I° Novembre 1532 Carlo V° passò per il Trevigiano e attraversò la Piave con l’aiuto di un ponte che fu fabbricato poco sotto Nervosa e fu incontrato da Battista Pola Cavaliere e da Battista Bettignuolo da Brescia, gentiluomini principali di Trivigi, i quali essendo stati dal Senato a questo onore eletti servirono Cesare e nel viaggio seco saggiamente, ora di letture ed ora d’arme discorrendo, lo trattennero nobilmente.Sotto Lorenzo Priuli, Doge nel 1556, passo in quel tempo per Trevigi.Buona Regina di Polonia che andava ai bagni di Padova, la quale fu da Andrea Priuli, Podestà di Trevigi e da Giovanni Brescia Cavaliere, da Fiorino Onigo, da Marco Serravalle e da Filippo Avogaro, Ambasciatori; a questo affetto eletti, e da tutta la città con grande onore incontrata ed alloggiata una notte nel palazzo di Brescia, la seguente mattina se n’andò al suo viaggio (G. Bonifacio-Istoria di Trivigi) Nel 1807 il ponte fu bruciato dai Francesi e nel 1866 dagli Austriaci, che fecero saltare anche il ponte di pietra della ferrovia, appena terminata. Quanta storia attorno a questo ponte,quante volte sarà stato riparato o ricostruito,prima di giungere ai giorni nostri con il toponimo di “Ponte della Priula”! Sull’origine di questo nome ricordiamo che al di là del Piave sulle colline di Susegana sorse attorno al 1000 d.C. il Castello del Conte di Collalto.La località circostante ha preso il nome del proprietario del Castello,cioè Collalto che è una frazione del Comune di Susegana . Così il nome “Priula” deriva dal Casato gentilizio dei Pruili di Venezia è tale rimase finchè la proprietà che si svolgeva attorno alla villa “La Rotonda”rimase ai Priuli. Nel millesettecento il toponimo Priula si mutò in Bidasio a seguito dell’acquisto dell’ex area Priula da parte del nobile Bidasio degli Imberti. La villa andò distrutta durante i combattimenti della 1° guerra mondiale nel 1918:la stessa fine fecero le ville storiche di Nervesa,la villa dei conti Volpato Panigal. L’ indagine sul nome Priula ci porta alla storia del Governo della Serenissima che,nei luoghi considerati,ha lasciato opere ed insegnamenti utili al buon Governo di uno Stato. La famiglia gentilizia Priuli, proprietaria di terreni e di una banca finanziaria, assunse a celebrità per l’impegno profuso nel governo della cosa pubblica.

 


 

 



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