Introduzione
Ricordo molto bene il turbamento provato quando il dottor Alois Diem, mio caro amico e addetto diocesano alle canonizzazioni e beatificazioni, mi propose di avventurarmi nella biografia del servo di Dio Marco d’Aviano. La sua beatificazione potrebbe essere prossima e sarebbe bene far conoscere questa eminente personalità ai nostri contemporanei, tanto più che sarebbe anche particolare desiderio del nostro Cardinale di sottrarre all’oblio questo cristiano modello e difensore della chiesa.
Perché “oblio”?
Marco d’Aviano non corrisponde più alla tradizionale immagine di un personaggio guida dei nostri giorni: egli non ha fondato un ospedale e tuttavia ha dispensato a innumerevoli persone salute e felicità; egli non ha mai abitato nei bassifondi o nei quartieri dei poveri, ma ugualmente visse come un vero asceta e contribuì moltissimo alla coscienza sociale dei potenti; egli era tutt’altro che un pacifista e tuttavia non ebbe altro in mente che la pace e la concordia; egli visse e combatté con soldati e Lanzichenecchi e tuttavia non fu un guerriero, bensì un uomo mite e animato dall’amore per il prossimo.Se Marco commise un errore, questo fu di non essersi mai interessato dei suoi “avversari”ideologici, i fedeli della religione di Maometto. Questo non fu per colpa sua. La sua epoca non conosceva un altro modo di pensare.
Alfred Payrleirner mi diede l’impulso a cercare un “avversario”nella parte islamica. Furono necessari molto tempo e fatica per cercare questo “antipodo”…e infine trovarlo. Sono riconoscente per questo motivo particolarmente al dottor Erdogan Pazarbasi dell’Università Erciyseri, il quale mi diede, come si dice, la chiave per la comprensione di quell’affascinante personalità che, in maniera speculare per funzione e posizione, fu l’effettivo avversario di Marco anche sotto l’aspetto della struttura personale: Mehmet Vani Efendi.
Io esprimo il mio sentito ringraziamento alla mia instancabile lettrice Helga Ermacora e ai miei collaboratori e consiglieri: i Dottori Peter Broucek e Roland Rill dell’Archivio di Guerra, la docente universitaria dottoressa Claudia Roemer e il professor dottor Markus Koebbach dell’istituto Orientale, il signor Peter Mulacz, che mi aiutò per la comprensione (para) psicologica dell’attività di un predicatore popolare quale fu Marco d’Aviano. E il caro amico predicatore Padre Beda von Doebrentey.
Un ringraziamento va anche ai Padri Cappuccini che mi procurarono e donarono copiosa letteratura: Padre Gottfried Undessei ,Padre Venazio da Pordenone e Padre Servus Gieben dell’Archivio Centrale romano dell’Ordine ,che non solo mi aiutò con le sue cognizioni,ma mi mise a disposizione una notevole quantità di illustrazioni e di documenti del suo archivio.
Sono anche grato a mio figlio Inanc che risolse egregiamente difficili problemi di elaborazione e che curò l’impaginazione.
Non è stato facile estrarre l’essenziale da una quantità pressoché smisurata di documenti sulla vita e sull’opera di Marco d’Aviano.
Molto di quanto un tempo era ritenuto devozione appare oggi bigotteria; taluni aspetti attualmente attributi a fanatismo, apparivano un tempo come fermezza nella fede. Oggi vivono oltre due milioni di seguaci del Profeta Maometto nei territori di lingua tedesca:soltanto a Vienna si contano più di duecento moschee e case di preghiera per i nostri concittadini di fede islamica e nonostante ciò non ci si pone la domanda di come si sarebbe sviluppata l’architettura turca,qualora il nostro arciduomo fosse stato trasformato in una moschea-come accade per Hagia Sofia a Costantinopoli- e qualora la visione delle nostre città presentasse edifici in stile gotico osmano.
Se l’Europa ha potuto andare per la sua strada non la migliore in assoluto,ma certamente la propria via con tutte le conseguenze che il Cristianesimo produsse per il continente,dalla fiorente scienza fino all’impronta della nostra musica,poesia e modo di vivere, dobbiamo essere grati non per ultimo a questo umile frate Marco d’Aviano.Egli possedeva alla fine dei suoi giorni gli stessi beni materiali che aveva all’inizio della sua carriera: un saio,un paio di sandali e una croce di legno.
Vienna
Erich Feigl
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