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Pericolo frane - gas - Pericolo sismico a Susegana/Treviso

Lodovico Giustiniani
LETTERA APERTA - 1 febbraio 2011
Inviata ai giornali locali


    Egregio Direttore,
Le scrivo per denunciare pubblicamente un pericolo per l’incolumità della cittadinanza ed uno scempio ambientale che sta per divenire realtà, in nome della pubblica utilità!
Mi riferisco al nuovo metanodotto del gas che verrà realizzato da SNAM per Edison Gas, nei comuni di Vazzola, Cimadolmo, Mareno di Piave, Santa Lucia di Piave e Susegana.
Vi sono più ordini di problemi che vorremmo portare all’evidenza di tutti:
•    esiste un progetto alternativo sicuro e dal basso impatto ambientale, un progetto che fa  passare il metanodotto nell’alveo del Piave, tecnicamente approvato anche dal Genio Civile, ma bocciato per un cavillo burocratico;
•    la cecità della delibera autorizzativa del 23 novembre 2010 che non ha tenuto conto dei rischi e della pericolosità dell’opera per il territorio collinare. A seguito di accadimenti franosi verificatesi dal giugno 2010, ancora in corso e, a causa della aumentata piovosità, il profilo idrogeologico del territorio stesso è drasticamente cambiato;
•    l’impatto ambientale del tracciato di questa imponente opera che passando sia in pianura, sia in collina, nei comuni citati, vede lo smembramento del territorio e, per quasi il 50% del suo percorso, della proprietà della Tenuta di Collalto interessando colline, boschi, vigneti, prati pascoli e campi coltivati.

Ricostruiamo i fatti:
•    il 7 giugno 2010, a seguito di una frana importante che ha interessato una zona collinare della Tenuta di Collalto, molto vicino al passaggio del nuovo metanodotto in progetto, è stata inviata ad ottobre  una diffida al Ministero dello Sviluppo, volta a fermare  l’opera del nuovo metanodotto.

    Dall’inizio di novembre la pedemontana trevigiana è interessata da dissesti idrogeologici che sono sotto gli occhi di tutti, e di attualità, denunciati più volte anche da Confagricoltura Treviso e da altre associazioni di agricoltori.

    Il 25 ottobre 2010 SNAM trasmette alla Regione Veneto una perizia geologica per verificare lo stato della frana del 7 giugno. Ciò che lascia basiti è che la perizia viene stilata non sul posto ma basandosi sullo studio delle carte, perché mai alcuna richiesta scritta o verbale è giunta per effettuare un sopralluogo alla frana; nemmeno una telefonata.
    Malgrado ciò, la Regione si affida completamente alla perizia “sulla carta” e valuta positivamente la realizzazione dei tunnel per il metanodotto, approvando  il progetto e la costruzione anche per il tratto che passa a soli 400 metri dalla frana (a 400 METRI, non a 40 KM!)

    A novembre 2010 c’è stata una delle più devastanti precipitazioni che abbiano interessato il Veneto negli ultimi anni.

    Il 14 dicembre  il BUR n. 93 pubblica la deliberazione della Giunta Regionale n. 2798 del 23 novembre 2010 che approva il progetto del metanodotto.


Concludendo:
•    tenendo conto del fatto che, probabilmente, era meno impattante risolvere un cavillo burocratico e deviare il metanodotto nell’alveo del Piave, anziché smembrare per 15 km un territorio sul quale, visti gli eventi verificatisi, pende una spada di Damocle;
•    tenendo conto del fatto che questo territorio è candidato a divenire “Patrimonio dell’Unesco”, proprio  per le sue incredibili unicità paesaggistiche;

•    ci chiediamo come sia possibile che, ad oggi, l’unica voce che si è alzata è la nostra.

    Per quel che vale, continueremo ad alzarla, così come continueremo a chiederci come sia ipotizzabile che, il “pericolo pubblico” che potrebbe derivare da un’opera come il metanodotto in questo nostro  dissestato contesto, possa equivalere alla “pubblica utilità”.

Lodovico Giustiniani
Tenuta di Collalto


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